20 Giu È sempre necessario fare una TAC prima di un impianto?
Uno dei primi passaggi di un intervento per l’inserimento di un impianto dentale è l’analisi della situazione generale della bocca del paziente. Mancanza di osso o problemi alle gengive infatti potrebbero compromettere poi i risultati dell’operazione, ecco quindi che diventa una fase fondamentale la fase di esplorazione dell’arcata dentaria tramite strumentazioni specifiche.
Le linee guida sia a livello internazionale che italiano sull’utilizzo della TAC prima degli impianti pongono l’accento sul fatto che ogni esame radiologico è considerato invasivo ed espone il paziente ad una dose di raggi, per cui deve essere richiesto solo quando, dopo aver eseguito una visita clinica accurata ed utilizzato gli esami radiologici più semplici, non si è in grado di fare una diagnosi accurata.
Il più comune, e meno invasivo, metodo di analisi è la panoramica (o ortopantomografia)che riporta in un unico fotogramma l’intera arcata dentaria. Oltre ai denti si possono evidenziare le dimensioni dei seni mascellari, le articolazioni e tutte le strutture anatomiche del cavo orale. Tale esame tuttavia può non essere sufficiente perché fornisce indicazioni sulla quantità di osso residuo solo in termini di altezza, ma non sullo spessore.
La tac dentale è invece un esame di secondo livello che offre immagini tridimensionali e più dettagliate. Nello specifico degli interventi di implantologia, la Tac dentale aiuta a capire la quantità di osso a disposizione per l’impianto e l’eventuale necessità di ricorrere a un innesto osseo. Aiuta inoltre a pianificare la posizione degli impianti nel rispetto delle strutture nervose e vascolari.
Come evoluzione della tradizionale TAC, trova oggi sempre maggior diffusione la tomografia computerizzata a cono (TAC Cone Beam), che garantisce al paziente una minor esposizione alle radiazioni e una migliore qualità delle immagini.